Il gelo bussa alle porte dell’Italia con effetti, ad oggi, tutt’altro che prevedibili
In parte, l’aria fredda, riuscirà ad affluire anche sull’Italia ad iniziare dal Triveneto, però, attualmente, rimane difficile stabilirne la quantità, inoltre, a complicare il quadro, è atteso l’arrivo di un quarto impulso perturbato nord atlantico nella giornata di venerdì 12 febbraio, lo avevamo sottolineato come possibile già nel nostro ultimo articolo. L’aria molto fredda russo scandinava (per quanto ci riguarda non ci sembra l’inflazionato “Burjan” che proviene da altre zone, più precisamente dalle steppe russe/kazake, qui invece i nuclei freddi stazionano da giorni tra il mar di Kara e la Finlandia) insieme all’aria più mite ed umida mediterranea, con il contributo decisivo dell’impulso perturbato nord atlantico, dovrebbero favorire la formazione di un centro depressionario sul medio mar Tirreno. Quest’ultimo tra la serata di venerdì 12 e la mattinata di sabato 13 febbraio potrebbe portare precipitazioni su gran parte del centro sud, in particolare sarebbe neve su tutta l’Umbria indipendentemente dalla quota, non nevicate particolarmente abbondanti ma qualche cm è possibile un po’ ovunque. Molto comunque dipenderà dalla traiettoria di questa perturbazione, se passerà troppo bassa potrà lasciarci anche all’asciutto. Tra sabato 13 e domenica 14 febbraio poi, il centro depressionario si sposterà prima sul sud Italia poi sulla Grecia, quindi sulla penisola italiana affluirà ulteriore aria fredda con nevicate da stau ed ASE (Adriatic Snow Effect) concentrate lungo le regioni adriatiche ed in Appennino. Sull’Umbria le temperature sembra possano mantenersi piuttosto basse, in molti casi sotto gli 0°C anche di giorno.
Nel frattempo, messa da parte le vicende italiane e tornando alle dinamiche continentali, tra sabato 13 e domenica 14 febbraio, il vortice depressionario transitato sull’Italia, poi sull’Ungheria e sull’est Europa, pescherà un ulteriore corposo nucleo di aria gelida di origine russo siberiana dalla Russia occidentale che, unendosi col nucleo gelido precedente, formerà un vasto “lago” di aria gelida esteso dalla Russia occidentale alle Alpi, con nucleo più freddo che, ad inizio prossima settimana, si sposterà dalla Bielorussia alla Polonia, qui si potranno raggiungere temperature minime inferiori ai -30°C anche in pianura. Cosa succederà sul mar Mediterraneo centrale dal lunedì 15 febbraio in poi? Ad oggi non si può sapere. Tra la circolazione depressionaria colma di aria gelida presente sull’Europa centro orientale e le grandi perturbazione che stazionano in aperto oceano Atlantico ad ovest dell’Inghilterra, si frappone un vasto anticiclone scandinavo che, all’altezza dell’Irlanda, blocca le perturbazioni in avanzamento verso oriente. Queste ultime sono costrette a deviare la loro traiettoria verso sud fin quando non riescono a trovare un punto debole sul “muro anticiclonico”.
Secondo le attuali proiezioni dei modelli ci sono buone probabilità che un punto debole, un varco, si apra all’altezza dei Pirenei, ciò permetterebbe alle perturbazioni atlantiche di farsi strada, seppur indebolite, verso l’Italia. Nel caso venissero confermate queste proiezioni il varco sarà destinato pian piano ad allargarsi tanto che l’aria fredda sulla Polonia rischierebbe di essere risucchiata verso ovest e lentamente dissolta, non prima comunque di aver portato neve e gelo sul resto dell’Europa centro settentrionale. Sull’Italia le correnti gelide nord orientali verrebbero progressivamente sostituite da correnti più miti ed umide sud occidentali con nevicate che, pian piano, si trasformerebbero in pioggia, con il rialzo delle temperature. Se, invece, il “muro” anticiclonico dovesse resistere o comunque il varco richiudersi, potremmo avere una reiterazione delle correnti gelide sulla nostra penisola, se non addirittura un ulteriore e più intenso afflusso di aria fredda che, dalla Polonia, raggiungerebbe prima l’Austria e la penisola Balcanica, poi le regioni adriatiche. Per ora è oggettivamente indecifrabile quale scenario possa realizzarsi dei due ipotizzati, ci sono troppe variabili, anche gli indici climatici che possono fornirci indicazioni sulla tenuta delle figure bariche, sono in alcuni casi contrastanti. In poche parole è come lanciare una moneta e puntare su testa o croce. Quindi consigliamo di attendere ulteriori aggiornamenti che forniremo non appena avremo dati che potranno convincerci in un senso o nell’altro.
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